Mostra
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Altre info
Michele Bazzana - DUMMY RUN
Luogo
Quando
21.06.2025-03.10.2025
Ingresso
gratuito
Link
Orario
dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
SMDOT/Contemporary Art presenta la nuova mostra personale dell’artista friulano Michele Bazzana.
Dummy Run è un gesto tecnico che nel calcio serve a disorientare l’avversario: una finta. Può essere anche un modo per raccontare il nostro quotidiano: un’elusione, un movimento senza tocco, un inganno necessario, minimo. In questa mostra, che prende il nome da questo gesto tecnico calcistico, Michele Bazzana esplora il tema della paura e le strategie – pratiche e simboliche – che l’essere umano ha sviluppato per affrontarla, aggirarla.
Attraverso una serie di opere inedite, l’artista parte dal proprio vissuto in provincia, nel cuore del Friuli, e ne forza gli stereotipi per risalire a questioni universali: la paura del fallimento, dell’ignoto, dell’essere dimenticati. Ogni cultura ha prodotto miti, mostri ed eroi per dare un volto al timore e insieme il mezzo per superarlo. Tra folklore locale e immaginario sportivo, tra infanzia e adultità, le opere in mostra mettono in scena un repertorio familiare e disorientante, fatto di oggetti trasformati, materiali quotidiani, memorie condivise.
Il cuore della mostra è occupato da una macchina-mostro, costruita con elementi apparentemente naturali ed utilizzabile dai visitatori con delle monetine: “cavalcare la paura”, letteralmente. Su una parete della galleria, una xilografia raffigura una bocca spalancata dai denti aguzzi, restituita al visitatore come doppio riflesso, tra immagine e specchio.
Un lightbox notturno, una lucetta, custodisce una figurina incollata di Zico, una reliquia sportiva che si fa icona pop, luce salvifica, simbolo domestico di un’epoca. E ancora: un neon temporizzato, che scandisce il nome del calciatore brasiliano come una preghiera muta, un mantra laico e luminoso. Zico, arrivato a Udine negli anni ’80 grazie a un’operazione quasi mitologica, diventa qui l’eroe minore di una terra periferica. Il suo passaggio breve ma memorabile è elevato a modello esistenziale: credere che qualcosa di eccezionale possa ancora accadere, anche in luoghi marginali, anche solo per un istante.
Come i carri-mostro costruiti un tempo dai giovani coscritti friulani – strane barche panciute, ibride tra balena e altare, trainate per i borghi – anche le opere di Dummy Run trasportano la paura in forma visibile. Ma è una paura che può essere toccata, abitata, guidata. Una paura che ci permette di immaginare un futuro. Alla fine, ogni opera è un esercizio di equilibrio tra ironia e malinconia, tra infanzia e fallimento, tra il bisogno di mitologia e la disillusione. Come in una partita a calcetto solitaria, dove l’unico calciatore – un omino di alluminio fuso da lattine di birra bevute dall’artista – emerge da un cassetto trafitto: sogno nel cassetto, o piccolo monumento alla resilienza.