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TÈSTE | TESTÉ
Tèste | Testé: progetto di arte contemporanea site-specific curato da Palazzo Monti e promosso dal Comune di Sesto al Reghena, in collaborazione con il Comune di Cordovado.
Tèste | Testé è un progetto di arte contemporanea site-specific curato da Palazzo Monti e promosso dal Comune di Sesto al Reghena, in collaborazione con il Comune di Cordovado, entrambi riconosciuti tra i Borghi più belli d’Italia.
Il progetto intende diventare una rassegna di arte contemporanea nello spazio pubblico in grado di valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico del territorio attraverso interventi artistici diffusi, pensati per integrarsi con l’ambiente naturale e urbano.
«Tèste | Testé è un invito entusiasta a scoprire il paesaggio di Sesto al Reghena. Le bellezze naturalistiche del nostro borgo vengono messe in risalto dalle opere dei giovani artisti coordinati da Palazzo Monti, realtà di primo piano nella scena dell’arte contemporanea del nostro Paese» – commenta Zaida Franceschetti, sindaca di Sesto al Reghena – «con questo progetto, insieme alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, agli sponsor e a tutti i partner coinvolti, vogliamo promuovere un modello di turismo lento e diffuso, capace di coinvolgere i turisti e, allo stesso tempo, offrire ai cittadini di Sesto al Reghena uno sguardo nuovo sui luoghi che vivono ogni giorno, reinterpretati e valorizzati attraverso l’arte».
Il progetto coinvolge cinque artisti – Nicola Facchini, Enej Gala, Andrea Noviello, Barbara Prenka e Cosimo Vella – che hanno realizzato opere in dialogo con alcuni luoghi simbolici del territorio. A partire dall’Abbazia di Santa Maria in Silvis, luogo simbolo di questo territorio, il percorso si snoderà lungo alcuni siti di interesse dove gli artisti hanno realizzato le loro installazioni. Il progetto coinvolgerà anche la comunità locale, favorendo la partecipazione e l’avvicinamento all’arte attraverso attività collaterali, come workshop e incontri, per rafforzare ulteriormente la conoscenza e il senso di appartenenza e di identità. Il pubblico potrà scoprire le installazioni percorrendo gli Itinerari de Le Vie dell’Abbazia, promuovendo così un turismo lento, sostenibile e immersivo.
Il titolo Tèste | Testé allude al concetto di “testimoni”: ogni opera è un gesto artistico che esprime una verità, ma anche i luoghi stessi sono testimoni di storia, cultura e identità. La rassegna intende promuovere una riflessione sulla rigenerazione dello spazio pubblico e sulla relazione tra arte e paesaggio, con un’attenzione particolare per il coinvolgimento della comunità locale.
Prati della Madonna – Nicola Facchini, Stùfis di essi stùis
Stùfis di essi stùis (Stufe di essere stufe) è un’opera che oscilla tra l’assurdo e il malinconico, tra il comico involontario e la rassegnazione quotidiana. Facchini riprende un elemento domestico della propria infanzia – la stufa – per trasformarlo in simbolo di un disagio esistenziale tanto intimo quanto condivisibile. Realizzata con materiali volutamente “stupidi”, banali, l’opera si presenta con una sorta di goffaggine affettiva: cerca la bellezza, ma non può fare a meno di dichiarare la propria inadeguatezza. È un oggetto che non scalda, non serve, non consola. Ma resta lì, come a sfidare lo spettatore: «Siediti pure, guardami. E pensami in fiamme.» Con il suo umorismo tragico e il gusto per il paradosso –-cifra distintiva della poetica dell’artista - Stùfis di essi stùis invita a riflettere sul senso stesso dell’abitudine e sulla fatica sottile del sentirsi spenti. Una stufa che non scalda, ma brucia comunque.
Prati Burovich – Enej Gala, Segnali ovvi
Segnali ovvi è un’installazione site-specific composta da una serie di sculture ispirate alla segnaletica da sentiero, situata in un campo adiacente a veri percorsi pedonali. Ispirandosi al linguaggio visivo di segni e indicazioni consumate dal tempo, non legati a una specifica epoca o luogo, ma facilmente incontrabili durante un viaggio a piedi, l’opera si presenta come una riflessione poetica e filosofica sui crocevia delle decisioni. Pur offrendo un orientamento nel paesaggio fisico – e in particolare in un contesto apparentemente ovvio – questi segni interrogano le dimensioni della scelta, della fiducia, della (in)credulità e del peso esistenziale del decidere. Alcuni segnali si rivelano facilmente corretti; altri, invece, mettono alla prova lo spettatore empirico. Tuttavia, tutti dovrebbero essere considerati almeno plausibili, se non del tutto veri, come suggerisce il titolo.
Chiesetta di San Pietro a Versiola – Barbara Prenka, Covato
Il nido è una forma primaria, intrecciata con tempo, istinto e cura. Non è un semplice rifugio, ma un gesto, un atto che appartiene alla terra e alla memoria. Nel paesaggio friulano, dove Pasolini inseguiva la lingua della madre, il nido assume una doppia valenza: è al tempo stesso protezione e insorgenza, intimità e opposizione. Architettura marginale e senza fondamenta, nasce tra campi e silenzi, lontano dai centri e dalle regole. La sua fragilità è solo apparente: è un oggetto carico di tensione, come il corpo che si espone, come la parola che prende posizione. Richiama quella chiesa contadina che Pasolini evocava con rispetto e conflitto: non spazio del potere, ma luogo di riti antichi, comunità, verità arcaiche. Il nido è una chiesa senza altare, costruita di paglia e ascolto, aperta a un sacro non istituzionale.
Ramuscello Vecchia – Andrea Noviello, Monumento
Si tratta di un’opera performativa che nasce dal desiderio di restituire al paesaggio la sua storia. Prende forma da una ricerca sull’esodo friulano, che tra fine ’800 e metà ’900 ha spinto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare la propria terra. Grazie al lavoro dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia (ERPAC) e dell’Archivio delle Memorie dell’Emigrazione Regionale (AMMER), l’artista ha potuto accedere a oltre 2.300 schede migranti, ciascuna delle quali custodisce un frammento di esistenza. Questi documenti, apparentemente impersonali, intrecciano il linguaggio amministrativo con quello dell’esperienza vissuta: racconti di partenze e di perdite, di sogni e dolori, di speranze, ambizioni, lutti e sradicamenti. Le oltre duemila schede sono stampate su carta biodegradabile contenente semi di piante autoctone, con l'intenzione di ripiantare simbolicamente e materialmente le storie sradicate di questa terra. Una selezione di queste schede verrà inoltre letta ad alta voce coinvolgendo curatori, istituzioni, cittadini e ospiti. Un atto di partecipazione collettiva in cui la parola torna alla comunità.
Mulini di Stalis – Cosimo Vella, Se non cambierà bloccheremo la città
L’opera è composta da una serie di formelle in gesso e sabbia (bassorilievi), realizzate con la tecnica del sand casting, inventata dall’artista Costantino Nivola. I disegni vengono tracciati direttamente sulla sabbia delle spiagge della Versilia, per poi essere impressi nel gesso, che ne fissa la traccia negativa. Ogni formella restituisce così un gesto effimero, trasformato in impronta permanente. Insieme, queste opere compongono la narrazione di una protesta: trattori in marcia, striscioni alzati, bandiere al vento. È un corteo scolpito nella sabbia e nel gesso, una memoria fragile e resistente al tempo stesso. L’installazione è pensata per essere diffusa e integrata nel paesaggio, affissa lungo un filare di alberi, anche semplicemente con dei chiodi. Come un gesto di occupazione silenziosa, come una voce che attraversa lo spazio senza gridare, ma lasciando il segno.